Libera, così

Guardavo il fuori
ad altezza del suo orizzonte,
gravida di polvere
di frammenti di crisalide
parassita del vetro
su cui vociavano stagioni.
Il sole, capace d’addomesticare gli occhi
i fili di pioggia, perle
partorite dal lamento di ostrica
poi…il vento
pregavo mi spuntassero le mani
a cullargli la ninna nanna.
La ringhiera ossidata
dai rigagnoli di piante senza più midollo
era la mia ora d’aria,
fantasticavo sulle insenature
di quei muri a secco
domandandomi se mai
fossero stati pelle.
Sento l’alleggerirsi d’ossa
un brivido, al grave rintocco di clessidra.
L’ultimo sforzo di tumulare la rinuncia
ha il sudore del destino
e con le ali disegnate di fantasia
valico il mondo conosciuto
per schiudermi in te.

1° Classificata “Poesia d’autore” all’VIII Concorso Internazionale “Carmelina Ghiotto
Zini”
3° Classificata al Concorso di poesia “Maggio Pontelongano Antico Ottorino ed Elisa
Benvegnù Ortu- XXIX Edizione – anno 2015”

La pescatrice di nuvole

Non mi è concesso volare
se non con la pazzia
che mi cadenza i giorni
mentre voi partite
arrivate, mi passate accanto
con ali sontuose e folte.
Le mie sono due mozziconi
aggrappate alla schiena,
moncherini, resti rimasugli
la negazione di ciò che è intero, insomma.
Stuzzico unghia con unghia
e viene via un’eco di cielo
che rubai ad un binario in corsa
o scivolò ad una valigia distratta.
-Mi dichiaro ‘Non colpevole’-.
Per i miei stracci sono regina,
obbediscono alle mani
che frugano in bolle di plastica
e laceri carezzano ferite.
Voi che vi vantate di fare ‘il cambio di stagione’
siete piccola cosa
voi che ridete del mio blaterare sdentato
siete piccola cosa
voi che gettate le nuvole come fossero avanzi in agonia
siete piccola cosa.
Io che le pesco, le riempio con la mia vita, fino a incrinarle
io sì che sono gran cosa.

1° classificata alla II Edizione del Concorso Letterario nazionale “Memorial Miriam Sermoneta”.
Menzione di Merito alla VI Edizione del Concorso nazionale di Poesia “Io esisto”.

Ogni tramonto che resta

C’è un sobbollire di rughe
sulla tua spalla di padre
e il mio orecchio s’adagia
su queste corde d’arpa
pregne delle nenie d’un tempo.
Stringo negli occhi
il profumo di passeggiate,
serro le ciglia
perché la luce non bruci
il fotogramma del nostro giocare.
Se poggio la fronte alla tua tempia,
sgrano il futuro dal suo baccello
sono un seme d’uomo, marito, padre
cosparso sull’humus
di rispetto e tradizioni,
disperso ma mai perso.
Stiamocene così
per un domani ancora
con la sabbia che pretende la pelle
e la forgia in clessidra, per rotolarci
ogni tramonto che resta.

 

5° classificata al VII Concorso Internazionale “Carmelina Ghiotto Zini” (premio Memorial
Alessandro Lisbon)
2° classificata alla II Edizione del Concorso Letterario nazionale “Memorial Miriam
Sermoneta”
Premio speciale della giuria Concorso “Napoli Cultural Classic”
2° classificata al concorso “Emozioni in Bianco e Nero”
4° classificata al concorso indetto dall’Associazione Anassilaos

Piove cemento sul grano

Nera,
gettata all’angolo del nulla
la tua vita non si accorge
di te.
Da quella sedia barcollante
intrisa di umori
penzolano calze da un centesimo;
nella mente di chi ti compera
vali ancor meno.
La tua gonna leggera
è già ricordo
bruciato dallo sguardo dei passanti.

–Terza classificata al primo contest on line “Denunciamo e ricordiamo” promosso dall’Associazione Akkuaria.–

Passeggiamo nel sole. I quattro elementi.

La sabbia.
Sembra l’immagine del sole
quando si specchia sulla Terra.
Sabbia
calda,
impalpabile.
Noi in questa immagine.
Danzi sul fuoco
ti bruci ed io rido di te,
elemento primordiale
senza più poteri.
Un tuffo.
Sei fiamma che affoga nell’acqua
poi albume che galleggia,
indistinguibile nella risacca.
Testa e braccia
che riemergono
come protozoi sopravvissuti
alle onde della notte dei tempi.
Ti sdrai al centro di me
sento i miei occhi bendati dai tuoi
che sono tentacoli d’aria.
Ogni granello
che ti accarezzo sulla pelle
è un errore
che si intromette tra i tuoi colori
e quelli del mare.
–Menzione d’onore “Tra cielo e mare … poesie sparse sulla sabbia”
–Diploma di merito “Il mondo è mio”

L’infinita danza

Immergermi
nelle pozzanghere
degli occhi che hai
è avventura ancestrale.
Quei tunnel bordati di cielo
sono scivoli tra le anse
delle tue emozioni,
scorciatoie nel percorso
inverso al fluire dei miei anni.
Con guance di bimba
mi tuffo tra le tue dita,
ai capelli lego
un tuo gesto e ancora un altro.
Ti bacio i solchi
della vita,
la mia risata frizzante di tramontana
gonfia le lenzuola
della maturità
e le soffia via.
Bambino anche tu
iniziamo una danza infinita
cancelliamo i passi dell’altro
con impronte fatte di
mille possibilità.
Bendarti lo sguardo
con fili di pentagramma
è come un laccio emostatico
che imprigiona il dolore.
–Finalista al Premio Letterario Nazionale “Emozioni in bianco e nero – fiabe, poesie, racconti … storie di carta” promosso dalla casa editrice Edizioni del Poggio.–
–Seconda classificata al ‘Premio Gianfranco Rossi per la giovane letteratura’ organizzato dal Gruppo Scrittori Ferraresi.–
–Seconda Classificata al Premio ‘Cocci d’anima’ Accademia Petrarca – Viterbo. —
–Segnalata alla 14° edizione del Premio ‘Semaforo Rosso’ – Firenze. —
–Finalista al XVI concorso nazionale ‘Mario Dell’Arco’ – Accademia G. G. Belli, Roma.–

Indizi di te

Inerme,
accasciata sul Nulla,
aspetto il tuo ritorno.
Mi scorri dentro
come l’aria che non vorrei respirare,
è feconda del tuo ricordo
che mi ossigena il sangue.
La tua voce
è un sussulto del ventre
su cui la mano del Fato
ricamò un orecchio gemello.
La matrigna Lontananza
ride,
sbeffeggia la mia schiena ricurva,
lancia pietre
contro la mia pelle,
lattiginoso specchio.
Vorrei cancellarti dal cuore
con dita
di carta vetrata
perché toccarti con la sola mente
non mi basta.

–Segnalata alla 1a Edizione del Concorso Nazionale di scrittura in prosa e poesia “Scriviamo” organizzato dall’Associazione Socio Culturale AGORA’1991 di Appignano–
–Menzione d’onore al Primo Memorial ‘Miriam Sermoneta’-Roma.–

 

Un pensiero per te

Slaccia le mie dita.
Non te lo aspettavi, vero?
C’è tutto il mio mondo
in questo fazzoletto di spazio,
tutte le esperienze
vissute e conservate
perché ti mostrino
la faccia buona
dell’esistere.
Con la pioggia presa
per aver scordato l’ombrello
ho fatto questi occhiali
ti proteggeranno dagli sguardi indiscreti
quando ti capiterà di piangere.
Dai sospiri che ho inchiodato al cielo
è venuta fuori questa panchina
custode dei segreti
che mi vorrai regalare.
Se osservi la coperta
che ti ripara il cuore dalle ferite
ci troverai cuciti
i miei arcobaleni.
Con le note di questa canzone
ho aggiustato la tua altalena
perché i sorrisi
non siano più un ricordo.
Vedi come è facile?
Basta la tua mano sulla mia
perché la mia vita
diventi il tuo pensiero quotidiano.

–Finalista al XXII Concorso Nazionale di Poesia “Giuseppe Gioachino Belli” – Roma —