Neppure un quadro a farle compagnia

Cerca solitudine
nella stoffa del poggiolo
quella mano
inumidita di labbra,
dito dopo dito
in docile attesa
per timbrare il cartellino
sotto il tempo dei denti.
Cercano solitudine
tra voci e presenze
quegli occhi che portano in petto
la torbida rabbia delle lacrime
il buio vegliato da quel salotto
in cui neppure un quadro
riesce a farle compagnia.

L’erbavoglio

Imbandisci coi desideri
la mia schiena,
poggia candelabri e vestili di fiamme.
Fai annaspare il vento, disarcionalo
dalle narici, legalo alla finestra
oltre la quale stanno annegando
i miei occhi.
Mentre cala il sipario d’infinito
sul congedarsi dei baci
sulla risacca di pelvi
mi sento, ancora, regina.
Strappo l’erbavoglio
tra rughe di lenzuola
filamenti di clorofilla
nutriti con impronte di piacere.
Bastano due labbra ed un sospiro
perchè l’armonica intoni
il prossimo rendez-vous.

Sono una giarla

Giarla.
Gambe accovacciate
il cerchio di braccia a legarle;
la testa, sconfitta e felice
a respirare il buio.

Sono una giarla.

Parola che ti sovviene
insieme alla memoria
della fila di banco
mentre tiri la gomena per disincastrare
dagli spigoli delle pagine
cosa non saresti mai voluta diventare.

C’è solo il vento
a giocare tra i miei spiragli
ad accudirmi intrecci
forzati dal pettine dei giorni;
ora che vorrei
speroni di curiosità
a tracciare strade sulla mia iuta
ora che vorrei
dita carezzevoli
sulla promessa d’uno stelo.

L’ombrello di tulipani

Intreccio dita a steli
mentre linfa sussurra ai petali
una cupola d’arcobaleno.
Regalo la pioggia alle crepe
conficcate nei giorni d’inedia
e mentre muri d’ostilità mi stropicciano fango addosso
disegno pozzanghere col riflesso di un mazzo di tulipani.
Giocare a campana…
tirando il gessetto limato dalla vita
fino ai bordi della spensieratezza.

1609798_10202346887893814_8822823857186275358_n

Ai bordi del bosco

Si quieta l’attimo sul tuo piede
un braccio e l’altro sopra
a sostenerne l’attenzione.
Sei albero
sospensione di rami
quesito divenuto nitida essenza, sopra me.
T’indago di curiosità
la corteccia s’affievolisce in rughe.
Respiriamo alle estremità
di quei nostri baci mai conosciuti.
Impervio
intrigante
scosceso
il sentiero di labbra dove tendo tranelli
alla bussola chiamata Ragione.

Nello specchio

Attraccano le mie iridi colorate d’onde
sulla tua terra
mai satura dei miei sensi
della voglia.
Il sole ricama lo specchio
schegge di immortalità
incorniciano la nostra sosta
mentre cade
la distanza tra dita e collo
cade, perlaceo
l’alfabeto delle impronte.

Samedi

Ho lasciato cadere polvere
sui mobili accatastati dal tempo,
ignorato esistenze atomiche
letargiche negli anfratti e negli spigoli.
Mentre scandisco i passi
-dita su legno-
vibro di materia
e la tua pelle è la bisaccia che voglio riempire
con pulviscolo di sogno.