Una rosa che danza

Una rosa che danza
cela il suo segreto persino al vento
– la bocca muta all’orecchio del cielo-.
Una rosa che danza
non esiste per chi ha paura
l’uomo che la prende in braccio
rischia il pericolo di quei chiodi
sporti al ligneo fusto.
Le dita che restano curiosano oltre l’apparenza
a contare le spine di entrambi.

Veloce corre

Spoglio i tuoi luoghi
la battaglia ha il rumore di asole piagate
bottoni vomitati dalla cartuccera
cerniere sdentate.
Entrano i miei sensi
in marcia trionfale, e suole percosse a terra
crinano barriere d’architettura.
Stavolta la nebbia
ha l’umore del sale.

E’ notte, però

 

Notte, al cospetto dei nostri baci
eri iniziata di stelle e congiunzioni
il cammino a separarci le ombre
era una veglia, fioca eppure mai tremula.
Notte, al cospetto della mia finestra
continui a chinarti
riesco però a iniziarti del buio solo.

Teniamoci

Trabocca l’erba che ti scalpita gli occhi
c’è vento e inarco nuvole.
Ho riposto la stagione del digrignare denti
la pelle aggrottata di lacrime è stata una foglia sola
all’albero, un passo in fallo.
Silenzio…
ascoltato col tuo sguardo
questo cielo verde non mi fa paura.
Teniamoci e sorridiamo ogni capriola.

Il bacio di cartapesta

Dal giornale ritaglio
la cronaca di domani
su che sarà di me
scampata all’estasi e a quel rumore che fa
di aria di fuoco
-tu cesto di primizie a soffiarmi i fianchi
e dita rapprese in corda ossigenano il volo.-
Rimarrà in gola
l’acido di colla vinilica
a forza di cucire ancora
ancora labbra di cartapesta
che se mi piango
non crepano.

Il sole è fuori

Amaro.
Sento in gola l’amaro
il nudo delle tue parole.
Hai voce
di quell’amore che scorre nostro
tra giorni e risate, quando eravamo voli
alla ricerca di una nuvola serena.
Il mio cielo è un pensiero nascosto
il tuo ricordo è delirio retroflesso al sorriso
ad ogni sole lo recito nel vento
nella gente che non sa di me e di te.
Ora mi plani dentro e soffoco il sospiro
di quelle labbra frapposte a baci gioie calore
ora il sole è fuori e in me la pioggia inonda.

Aspetto un anno

Ad essere linfa
scorrere e dare corteccia al futuro
sai, madre, ce ne vuole.
Pure se i brividi mi spellano i nodi
indugio di sguardo chino
aspetto un anno il silente attecchire di petali
-rosee lingue-
finchè il cuore non albeggerà di rugiada.

Panorami

A cartilagini chiuse
sento il solo pensiero di essere
pelle che avvilupperai in pugno
-carta che divampa.-
Estremità brunite
unghie tumefatte da quanto premo sulla voglia
labbra come acciarini
carezzate e percosse contro la mia esca.
Deglutisco cuore
ferroso è lo sfondo del sangue
in ogni gola che sono.

Ci casco

Tempo
quanto a spellare
i neri di un pianoforte
a cui ho ridato freschezza
di polvere e lenzuolo
che slembo e dove m’impertugio
curiosa, sciocca e ci casco
perchè rafforza quei tasti
mi fa astemia di assenso
e più non consento che non si suoni di noi.

Non avremo mai

Mai e sempre e ogni cosa
pure la sua opposta -dici- non esistono.
Dovrò contentarmi dell’arcobaleno
dei colori nel dolce pendio
e mai avere la vertigine per gli estremi
che afferrano le iridi alla gola finchè non strillano
…ancora.
Non avremo mai il mare di rimbalzo al tramonto
remi da far nuotare sulla sabbia
dove sta quella barchetta, e noi dentro
…amore.
Non ti avrò mai
-lo stesso, tu- nel fluire di lenzuola
al vento appena acceso da un cassetto
solo rigagnoli, una vena annerita
dal tempo che ci aspira e rannuvola
senza poterti mai afferrare
…mio.