Oltre

Il mio sguardo
ti scosta dalla fronte
il sipario delle rughe,
si fa pensiero
oltre l’orizzonte appeso
negli occhi.
Cavalco le tue dita
che viaggiano nel tempo,
oltre le infinite possibilità
della scorciatoia
annodata al cuore.
Corro
oltre un senso
che devo ancora inventare
per capirti al di là del presente.
Che non è mai il solo futuro.

Deserto di rabbia

Re – spi – ra.
Sillaba il cuore
mi prende a pugni il petto.
Aggredita dal deserto
so che almeno per il sole
esisto
se lega questo sputo nero
ai miei piedi.
Non so più che posto dare
a questa corda che
mi nasce dalla pancia
vorrei che
si seccasse
come nella mia prima alba,
che mi rotolasse via
dalla vita
come futile sterpaglia.
Il solo pensiero
di cauterizzarla
con le dita
per non sentirti più
è più feroce
delle sferzate di sabbia.

Gioia e Dolore

Gioia e Dolore.
I tuoi due volti
quando mi sorridi
quando mi volti le spalle.
Gioia
dipinta sui tuoi denti bianchi
incorniciati
da due pennellate carnose e vermiglie.
Dolore
nel saperti già andato via
anche se te ne stai
immobile,
prigioniero dell’abbraccio che mi hai negato.

Lenzuola di sabbia

Me ne sto sola
su questo letto
prosciugato dei nostri umori.
Hai strappato le lenzuola di seta
ora graffio sabbia.
La tua impronta sul cuscino
è di bestia ancestrale
non più di carezza.
Dagli orgasmi
come onde
che ci portavano fino
alla foce del mondo
cola il ticchettio immobile
di quella sveglia.
Sempre uguale a sè
come la nota di una storia inceppata.

Alterego

Il Signor Tempo
dal pollice indolente
lancia infinite volte
la moneta.
Istanti di te si susseguono
suggestivi
come animazioni d’un tempo,
l’ ‘alter’
si tuffa nell’ ‘ego’
che si sublima nell’ ‘alter’.
Però la tua anima
cade sul dorso della mano
sempre con lo stesso contorno.
Contro ogni aspettativa.
Con te
il rovescio della medaglia
è un incidente di percorso.

Otto ore

Otto ore.
Mi sento prigioniero
dello spazio.
Del tempo.
In fondo sono
solo due cerchi che si baciano.
E se cambio prospettiva
l’otto converge nell’infinito
delle carezze stillate
sulle tue guance.
Le mie mani
sono la certezza del punto di partenza.
I tuoi occhi
l’incertezza di dove arriveremo.

L’uragano sul mare

Il mare
ci ha respirati,
accolti come intarsi preziosi
nella sua tela d’estate.
L’autunno poi
ha calato il sipario
sulle promesse serrate
nei tuoi occhi.
Quelle belle dita
che mi assecondavano
nel fluire dei giorni
sono ricordo
trascinato
dall’uragano di cavalli al galoppo.
I miei piedi sanno
che non si immergeranno mai
nella stessa acqua.
Eppure scavano nella sabbia
come mani senza memoria,
cercando una tua impronta.

Fallen

Il cielo lacrima piume
profuma del tuo presagio,
angelo caduto.
Precipiti nella vita
controsenso
perché muori
dal parto delle nuvole.
Disegno
il tuo nome
con labbra sporche
delle tue braccia
non più delle tue ali.
Voi che gli state dietro
datemi tempo
per l’ultima
istantanea.
Poi scriverete
sulla porta
della mia camera oscura
“Chiuso per lutto”.

Passeggiamo nel sole. I quattro elementi.

La sabbia.
Sembra l’immagine del sole
quando si specchia sulla Terra.
Sabbia
calda,
impalpabile.
Noi in questa immagine.
Danzi sul fuoco
ti bruci ed io rido di te,
elemento primordiale
senza più poteri.
Un tuffo.
Sei fiamma che affoga nell’acqua
poi albume che galleggia,
indistinguibile nella risacca.
Testa e braccia
che riemergono
come protozoi sopravvissuti
alle onde della notte dei tempi.
Ti sdrai al centro di me
sento i miei occhi bendati dai tuoi
che sono tentacoli d’aria.
Ogni granello
che ti accarezzo sulla pelle
è un errore
che si intromette tra i tuoi colori
e quelli del mare.