Rituale

Nel mio giacilio di gambe incrociate
la schiena a stelo increspato dal silenzio
compio il rituale dell’ascolto
di quei pochi auspici sottratti al destino.
A furia di scavare il cielo
e tu lo stesso, incontro a me
ci siamo raggiunti, scambiati di impronte
per cui tutto ciò che porto al viso
è uno sterrato del tuo viaggio
fango che tarpa gli occhi
resina che incolla il dolore in gola
pietre calciate fino al blu.
Per cui tutto ciò che porti al viso
è la mia stupida civiltà
un tappo di sughero leccato dal vino
marmellata e origano quanto bastano
a voltarmi e chiederti se mi ami.

Nel mio giacilio di gambe incrociate
ho disciolto lune specchi d’acqua
scaglie di pesci e lucciole, ogni natura propizia
a farti proseguire il viaggio.
Per quel tempo in cui saremo specchio
e vividi alla mente
ti chiedo, allora, prosegui
… in affluente, verso me.

Un’ora di buio (l’amore)

Il buio ha la sua ora
d’aria che ti entra nelle narici
e amplifica il sangue nei polmoni
nello sguardo ferino.
Il proibito è uno spasmo
l’attimo in cui il buio salta negli occhi
e addestra la mente alle ombre.
Il buio rintocca l’ora
a luna spenta agisce
quando gioisci nella tana delle mani.

Otto lancette
due corpi in amore
che snodano un’ora al suo buio.

I giorni ricominceranno

Una stilla di pioggia
è il dito della primavera
che ferma il suo diario.
I giorni ricominceranno di lune e di tempo
con l’unica via e io con lei sulla porta
quando ti presenterai senza bisogno dei ricordi
solo, i palmi spalancati
in resa all’amore.

Al cielo

La vita trascorsa di schiena
una contro l’altra, il peso a tirare in basso
gli angoli di un volo
come a far smarrire un sorriso. E le caviglie
gonfie di sforzi per alleggerirci.

Sarebbe potuto essere.

Pensa che invece ci siamo dondolati incontro, l’uno all’altra
suggellati nell’atmosfera di novembre e da lì intrecciati.
Serviva questo al cielo
per mettere radici sulla Terra.

Mezza porzione di Gioia

La Gioia è femmina
con la prova costume alle porte
ha smesso di contare da quanto è a dieta
imbandisce la tavola di mezze porzioni
o apre una latta di cibo sintetico
sul divano, e con un cucchiaio allappato da lacrime
scava e si cerca riflessa.

“In inverno si comincia dopo Natale
la primavera è obbligo
d’estate ti passa la fame
in autunno è troppo tardi per tutto.”

Scava, e si cerca riflessa
in una mezza porzione non c’è spazio per la carne
si cerca e scava le ossa con le unghie
finchè quel poco di linfa non gracchia
e indispettita va
a nidiare sul mare di inedia.

In esilio da mio figlio

Una foto dove ridi
dove ridono gli angoli cotti dal sole
tu gli piaci e ti illumina, piccolo mio
raggio di innocenza da cui devo imparare tutto
anche come si rade un volto per farlo onesto.

-In esilio da mio figlio-

Una foto dove ridi
è il solo cibo che non servono alla mensa dei poveri
il mio sguardo è un cucchiaio di ricchezza
accoglie la tua voce che mi chiama papà.

-In esilio da mio figlio-

Una foto dove ridi
è rimasta nella scatola di latta
mentre è un ferro di braccia
il volto di tua madre che ti ergastola a sè.

-In esilio da mio figlio-

Una foto dove ridi
ce l’ha in tasca la battaglia per cui firmo
per cui devo e non vorrei, davvero no
… in esilio da mio figlio.

Orient Express

Il tramonto sferraglia
gli ultimi raggi sulle mie ciglia
ma non mi inarco sotto la cura delle spine, solo
ai petali che rintoccano l’orizzonte.
Un ombrello di pizzo la tua spalla
il cielo la nostra casa,
la vita è davvero creduta
se ciò che diceva era che saremmo stati.
E il treno che scorre
ci coinvolge al domani.

Narcisi

Protesi alla luce
ascoltiamo le movenze dell’acqua
il suo rimarcare che a lei dobbiamo l’essere nati
e quell’incontro, seppur tardivo
dal quale ci iniziammo
alle carezze, l’un per l’altra
e sguardi di placenta.

Il primo bacio

Del primo bacio ricordo l’alimentarmi in bolla
d’aria sapone o qualsiasi sostanza
sapesse farsi sfera verso il cielo.
Quanto si può volare
quanto possa durare
è un’alchimia tra spazio e tempo
che risvegli ai miei occhi
e lemmi postulati teoremi assiomi
li mettiamo d’accordo durante la scoperta
di quanti limiti esistano a nuove geometrie.

Dal profondo

Ci sono pozzi che scendi
e l’acqua che incontri ti benedice
in ciò che non saresti mai voluto diventare.
Unghie rotte
palmi su cui si aggiungono ferite
e da fuori, monete mai lanciate
per paura di desiderarti.
Ci sono cunicoli che percorri
e l’acqua che ti viene contro ha la voce dell’inverno.
Strini
intorno al tuo cuore,
sei un fioco punto di luce
che sa il sapore delle stelle senza averle mai viste.

Soffia un vento bianco tra le grate del buio
una margherita che ti dono dal profondo
emersa insieme alle lacrime di quanto ti amo
che nelle mattine di sole si fanno rugiada.