Fiorimpetto

Stringo
fiorimpetto
a dita novizie di gioia
mi spengo in ascolto
del tempo che accade.
L’iris dissangua
dilava alla striscia di cielo che prima sorge
ti liscio la guancia e tremo
per fugare equilibrio.

Tortuosa

Dormi ragazza dormi
per tutte quelle notti in cui il cielo
era un libro e il futuro che tracciavi.
Ragazza dormi dormi
scorre e riverbera quel fuoco annusato
il naso è troppo sapido di risate
ti rende mare a schiuse labbra.
Dormi dormi ragazza
àncora alle piume i sogni
ascolta loro, prima della tortuosa luce
che ti spegne la vita.

A goccia

Dilatata
a forza di rannicchiarmi sottopelle
incarnita di tutto il negato
se pure ora stilli non trabocco
come potrei, con una goccia
che chiede acqua al deserto?

Via

La voragine di petali
inietta gli occhi
della bellezza che ti offersi.
Rimango
sporta in stelo, con la tua figura
a divorzio di ogni mio sogno.

Al posto

Quando giusto e sbagliato tornano al proprio posto
della battaglia rimane cadavere
il tempo che mi hai fatto perdere.
Disarmo
le aderenze dei petali
niente potrà allibire le corolle
se ho superato un’illusione.

Il raccolto

Ci siamo raccolti
come gatti dalle mille intemperie
che hanno smesso la conta di cicatrici
se più sul pelo o cuore.
Ogni volta, però più l’ultima
il respiro è stato un filo
tra i polmoni sfitti di voce
e noi a stenderci i panni che si lavano in casa
zuppi in immagini di spalle voltate.
Ci siamo raccolti una dose alla volta
sgrovigliati di arsura
menati con lacrime e urla
sbocciati.

Occhi negli occhi.

E nel transito
di quando mi fai Amore
è bello saltellare
da un pianeta all’altro.

Di me

Saprai di me
quando scivolerai gli occhi
le braccia e te
in abbraccio alle mie gambe
per annusare le ginocchia
che sudano ogni corsa
voltata a questo giorno di carne nella carne.

Di me saprai
quando scenderai a compromesso
coi miei brividi e accetterai
la cura nelle loro lacrime.

Il giorno che nessuno sa (29 febbraio)

Te lo ritrovi sotto l’unghia
insubordinazione sul calendario
quel giorno che non ha chiesto di nascere
offerto per pace.
Fugace scrigno
non potrai aprirlo a piacere
estorto dal Tempo che nè spetta nè aspetta.
Mettici il colto il raccolto
il sorriso e l’intriso
il meno il pieno
il più e il laggiù.
Mettici ogni luogo che sei
e quel giorno ti avrà costruito città.