Romantico Cielo

Stimo il Cielo
Onnipossente Uomo che cura la sua Luna
libera di evolvere e di sparire, ma lui lo sa
le illumina il passaggio col viaggio di costellazioni
poggia all’imbrunire un vaso cesellato di migrazioni
e la stringe sempre al cuore, come ora
affacciata dal taschino
a rintoccarci il tempo di domani.

X VIII

Penso a questa notte matrona
che a gambe larghe e doloranti
sbuffa passi avanti e indietro per il cielo
tonda e densa come la luna, nutrice delle stelle
che sgravate anagrammano il buio.
Scie di placenta brodose e primordiali
urla così tanto ciò che è appena nato
che i desideri stanno a guardare
rinunciando a ogni diritto.

Le cose belle

Credevo esausto il mio sentire
gli presi il polso, era ancora vigile.
Scavai un pertugio in quello spigolo d’ossa
solleticato un bosco senza rovi nè fiere
solamente bacche a dipingermi il pudore
e lo sbadiglio dei raggi a ricordarmi dei giorni.
C’era tempo nel muschio
non altra parola tra le tue dita
se non pace.
Dal vicino ramo
colsi un barattolo di marmellata.
Il gusto era quello delle cose belle.

Siamo poco infinito

Nasciamo legni
braccia e gambe alla massima distanza
a separare rotaie.
Cardiamo bambagia di pianeti
calciamo zolle che aspettano il maggese
noncuranti semidei di infima statura.

Ci dilatiamo e contraiamo
siamo processo e processione
un viaggio senza vie di mezzo, a finestrini bassi.

… teniamo duro
potrebbe esserci un infortunio del cielo.

Quando tutto è distrutto

Polvere sul mio seno
al risveglio da una notte scura in volto
senza direzioni, solo echi delle mie domande
e muri secchi a berne
-dissetare la calce-.
Quando tutto è distrutto
sembra che la gravità si incentri sul cuore
e qualcuno disposto a sollevare il tappeto a buttarci cocci
lo trovi sempre.

Polvere sul mio seno
da qualche notte. E’ la fatica delle ossa
per dissetarmi la speranza e venire a cercarti.

All’angolo della notte

Cammina la notte
tra ore di folla che veste Roma di eterno
mi dà spallate e barcollo stracciona
di smog clacson bestemmie.
La vista è per i pinnacoli che solcano il cielo
noi che arrossiamo per gli stop delle auto
a noi ci annusano come tacchi trascinati nel bitume.
Non ci sono giudici nel guard rail nella segnaletica nelle dita
ma complici a occhi bassi
-al riparo dai crocefissi-
che si confessano in un seno di piume.

Secretly

I cieli precipitano
nel tragitto di pelle che stai carezzando
e divengo
e affanno organi in note di cupidigia.
-Allacciami il deragliare con saliva di stelle-.
Appesa e sfinita
gemo sui desideri il lembo di un sorriso.

Sento le vene inculcate di scie.

La notte vince ogni gara

Ho imparato l’attesa
leggendola nel soffitto che non vuole albeggiare
l’ho insegnata a mamma
a forza di inzuppare biscotti nel latte.

La notte vince ogni gara
rifugia i muscoli tra le carezze
le incertezze tra i desideri.

E quel podio che ho sognato
è come il cavallo che dondola nella giostra,
sale poi scende.
Va bene anche così
la favola che tengo stretta in sella.