Il mare non è domani
il mare è di altri giorni, di un tempo
più lento
…più mio,
eroso ai doveri
rubacchiato
afferrato nella bruma
che vedi ma non ne hai sapore,
convissuto sogno degli amanti senza alba.
Archivio mensile:Maggio 2015
Videor et Esse (Sembrare ed Essere)
Non hai saputo essere
come ti figurava il mio bacio
sporto sugli occhi a consolare muschio
e quelle piante inespresse per ignoranza di luce.
Essere, non hai saputo farlo
eppure mi voltavo senza mai tramontare il sorriso
tagliando la punta delle dita
chè magari si allungavano
come code di lucertola, ad abbagliare distanze.
Non hai saputo essere il tuo scrivere di Amore
neppure riuscisti a pronunciarlo
scusando le parole che sono nate d’aria
e volano ancor prima di imparare a camminare.
Ora in me duri giorni
contati come un solo istante.
Era quasi domenica (a Domenico)
Caddi
sbadato
vessato
in geometrie di etereo.
Caddi
ad aggrappare aria su ali imberbe
(no, erano dita che sentivo pigolare
ad un metro dalla gravità.).
Caddi
col ricordo di volere scrivere il futuro
dissero che fui come una carezza
sui colori del mio parrocchetto.
Mi stai
In punta l’impronta
scende le pieghe di pancia
ad un’idea chiedo pelle
che basti ad incartare
il cielo che mi fai sentire.
Dieci righe d’amore
Nel solo l’amore è spazio
in due trasmuta a luogo.
La nativa pelle deraglia nella pelle di chi si ama
nuove orografie a voragine
per sensi
sensazioni.
Goccia
e si rapprende il tempo
in panorama rarefatto.
L’amore è il luogo di Noi, equidistanti (ma non troppo distanti) dal cuore.
Di Noi
In bilico
di labbra
un filo col tuo presente steso.
Si asciuga la distanza a passi nudi
azzarda e guarda fino alla pelle
refrigerio per il futuro
che ha attraversato secoli.
Non mentire
Ti passa tra le dita l’intenzione
di sfiorarmi come sinfonia
ma arrocchi impronte sulla fortezza dei tasti neri
sguardo fisso allo spartito
col rischio di cicatrizzare le palpebre in orizzonte.
Annaspi nel fiato d’una frana
sono distesa e tua
bianca di veste ma non di voglia.
Ascolta il preludio delle mie nervature.
Compimi.
Via degli Olivi
Ondeggiano zigomi
tra baci che appannano il vicolo
sudato nei muri
col peccato che stride la schiena
di calce assolata
e sana viscere al Paradiso.
DieciMaggio
Mamma.
Onomatopeia di “orecchio assoluto”.
Di ciò che non dici perché lei già lo sa
lo ha vissuto
metabolizzato
restituito imboccandoti.
Colostro di esperienze
masticate di gengive
fioriranno al balcone del parlare.
Un bacio sulla guancia
sarà a labbra aperte,
come una finestra schiusa e mai sazia
di incuriosirsi di vita.
Mutazioni
Separai il battito dal cuore
le ali dalla farfalla
tu da noi.
Mi scelsi
tra i ruderi di un’autopsia
ero meno di Io
ma pur sempre idea.