L’andirivieni della pazzia

Nell’andirivieni della pazzia
smisi di poggiarci i piedi
e la graffiai
di righe orizzontali i giorni pari
a righe verticali i giorni dispari
finché non scrissi il mio campo di battaglia.
Aprii la finestra e respirai
gli incubi che il riposo lasciava in bocca
finché la gola si accorciò allo stomaco.
Fui il tutto e il niente
fui notte dalla pelle troppo chiara
fui rabbia daltonica
fui un ammasso di stelle senza sogni intorno.
Poi arrivò la bile
e tra la sua miseria piantai rose spezzate
perché ti ci potessi ferire
portandomi sul grembo una carezza.

In questo amare

A chi non piace il cielo?
E chi non favoleggia, sfogliandone il velo?
Ci sono minuti in cui lo faccio spesso e di più.
Ma sono piccola
un pianeta raggranellato
e ti amo, piccolo pianeta di incertezze.
E che l’universo
ci faccia da satellite
uno specchio di immortalità lo posso anche accettare.

In questa attesa raccolta

In questa attesa raccolta
bacche rosse mi sciolgono i capelli
e le gambe stanno sui pensieri del selciato
come affusolate ali
pronte a inondare il cielo.
In questa attesa raccolta
ciò che vedi esile e composto
è quanto esiste di più.

In questa attesa raccolta
tutto è prospiciente al volo.

Il cappello bianco

Passi, sottobraccio alla vita
lampioni che inseguono luce
sporgono sul suo cappello bianco
a rifletterle le guance.
E’ fatto di ombre
quell’uomo che le abita il cammino,
lui racconta lei annuisce
impercettibile come il tempo
nella sua forma di goccia.
Insieme
la paura non esiste
insieme
inciampare non sanno cosa sia.
Il fiato
sostanzia la carne
i visi nuotano
sotto la falda di un bacio.

Esclusa dal mondo

Cerchiata luna
all’inizio del Tempo non avevi confini
la notte dissolvevi il cielo in acceco
e le donne le onde i lupi
stondavano la voglia su campi di danza.
Un qualche dio ti prese nel suo quaderno
righe e colonne ci fece una stanza
da dove ora guardi
esclusa dal mondo
da dove invecchi
vivendo di altrove.

Il cuore e la stella (fante de mar)

Sul mare che taglia il fiato
corre un cuore cui tutto è vietato
tremare fallire
l’arresa
… capire.
Non sa se l’inferno
sia il buio degli occhi nemici
o l’inverno che spara alle gambe
si può solo inghiottire una stella a notte
per vedersi dentro
un ricordo che aspetta.

Da noi al tramonto

Assaggia l’acqua, è docile
staccati da quella nuvola troppo grigia
e vieni dove il cielo si colora di sole
bagnati come faccio io
l’acqua, ti prometto, sarà docile con le nostre vene
le filerà poco a poco in orizzonte
e noi pulseremo di tramonto.

La magia dell’Amore Nero

Schiaccio le nuvole a memoria
e i coriandoli stridono sui vetri.
Nei fiori guizza l’autunno
quando non mi punge la gola.

Cerco cerchi sui fossi, buttandoci sassi.
Vivo il vento
come muoverebbe le ortiche
indecisa, sotto un cielo squadrato.

E il tuo nome mi finisce in gola
insieme all’autunno e al mio cuore goloso.

Distante dalla vita

Il vento arpeggia i rami scarni
le siepi senza discendenza di bacche
per ninnare il tempo in cui preparo
le dita a vene
chiudere il cuore
la pelle a terra
per essere distante dalla vita
quanto il cielo più un tronco.

A Oriente

Seguimi
nel pozzo dei desideri
setacciane i sospiri
con dita complici
fino a trovare la chiave
che chiude i confini del mondo.
Fatti inseguire dalle mie risate
asseconda i miei silenzi
fino a questo scorcio d’oriente,
getta la chiave nella serratura d’orizzonte.
Il nulla intorno a noi
ha gli occhi di un bambino
che aspetta la favola della vita.
La mia tempia, la tua spalla
nell’istante del voltare pagina.