La pera

Hai il collo sottile
prolungato nel tempo dove autunno ti veste
morbida nei fianchi di una pelle ocra
e rossa per il tocco che ti assaggia
granelli saporosi di sole, per cui non fai rimpiangere il mare
salsedine come sei nei tuoi incavi di donna
dolce fino ai semi sugosa fino al polso
che cingo con quanto posso
per averti, in illusione.

Il suono è materia

Tremula pioggia
una goccia bussa il collo
orchestra un ricordo.
Fiati… (il suono è materia)
percussioni… (il suono è materia)
seni di melagrana nella cesta di lenzuola
e noi a fruttificare quanti più paesaggi di piacere
col cielo che senza una sua stagione
rabbrividiva neve.

Per convenzione

Per convenzione
sono una farfalla ricamata sulla veste della vita
volo come riflesso alle sue gambe nervose
e l’aria che sento sulle ali è il planare nella mia prigionia.

Sono una farfalla appesa a un filo
il filo appeso a un dito e il dito appeso chissà a chi.
Potrei immaginare anche in infinito
così da trasgredire a un volo artificiale,
impercettibile comando di questa mia vita di convenzioni.

Il coro

Nella geometria priva di gravità
note emergono da fogli di canto angelico
volteggiano lungo radici di architettura
trasmigrano in luce
secondo il dettato delle guglie.

Si accende col cielo
la culla di pietra.

In cucina

Il mento sulla tua spalla
guardo le acrobazie del polso
e un po’ guardo te.

Impronte sulla bottiglia
chicchi d’uva fiorenti
sulle tue labbra.

Fai di queste magie,
mescoli il sole all’aceto e crei il tramonto.

Baci. Strofinacci.

Strofinarci.

Scoglio di terra

E’ un punto lontano
dove il mare si ammassa in roccia
somiglia al disegno
tramandato di indice in indice.
Casa
speranza
tappeto per la mia preghiera,
protetto da una cupola di sole
il sogno è ancora lontano.
La pancia stride le sue poche assi
e sgrava.

Quante miglia mancano al cielo?

L’inseguimento

Quando alzerai le gambe
a scrollarti di dosso le ombre
quando ti strapperai la vista
e i lacci della mente per dimenticare
io dormirò, ma non le mie fattezze
più dense della tua bile ti porgeranno un cucchiaio
alle narici, perchè è troppo facile capire il dolore dal gusto che ha.

Dispera.

Qualcosa di angelico

Il sigaro ritrae la pelle
ti brucia tra medio e indice
come la fissa indolenza di un faro.
E’ un attimo ipnotico su cui non so galleggiare,
mi inarco e annego nel peso dei tuoi pensieri
che non mi guardano, ma tanto basta a sfumarmi
in qualcosa di angelico.

La porta sul mare

La porta sul mare
ha per maniglia uno scoglio
l’unica cima a spiraglio dell’equilibrio
che cerco eppure rinnego, lasciando il cielo in pasto ai cardini
e assottigliando lo sguardo finchè non diventi azione,
sogno di primitivi sentieri,
il mio risveglio nei tuoi occhi.

Quei sei o sette punti

Avrò quei sei sette punti
deve essere come dici tu
perchè intingi l’indice nel mio respiro
lo posi in quei sei sette punti
dove la pelle si snoda in angoli
e mi piega come una barchetta di carta
che cerca nei tuoi occhi quei sei sette punti
in cui non si tocca ma dove so rischiare.