La tua schiena è letto per il mare
i tuoi movimenti piccoli pesci che emergono
per godere del sole.

Le distanze sono i pretesti su cui inciampa il volere, nel cammino che percorre verso il riuscire.

Quando sulla tua sedia troverai scritto “regista” allora avrai in pugno la vera libertà, anche quella di cadenzare il Tempo.

Il silenzio è il richiamo di un gesto alle membra, perché sia compiuto.

Aggrappata a quel tuo modo di guardarmi
sono membrana che abbraccia la polpa.
Sospiro le tue labbra,
il desiderio di esserti la prima ciliegia di stagione.

Intreccio colori
fili di sguardi
per farne arcobaleno di carezze.

Cerco
nell’avvinghio consunto della gomena
scampoli di ormeggio
dei miei sensi nei tuoi.

Ti adagio sul ventre
volute di sospiri
per farne tatuaggi
delle mie intenzioni.

In bilico
sul dito
un piccolo pianeta
cangiante d’innocenza.

Ammutoliscono i sensi,
come corna di lumaca
si ritraggono.
Fin negli organi.