C’è

C’è
che il mondo si scorda di esistere
ed origlia
il bisbiglio di due corpi.
C’è
questa fitta nebbia di contorno
che appanna le altrui vite,
il presente
mentre i nostri occhi
si raccontano albe e tramonti interiori.
C’è
una mano a provocare l’altra
imprevedibili
come due cavalli selvatici
consapevoli delle briglie.
C’è
un disco rotto in ogni cellula
che suona
“in ricchezza e povertà”
“in salute e malattia”.
C’è
che a forza di suonare
quel disco sono io.
Solchi circolari
mi disegnano sulla pelle
“in ogni giorno della mia vita”.