Tra la stanza e il cielo

Ora che il tempo è nel suo senso finale
penso ai sabati trascorsi tra questa stanza e il cielo
a portare stagioni nell’aria rarefatta di medicine
e dove c’era pioggia, a riderla via
tanto, bastava quella che precipitava in gola.
Semplice fingermi giullare
tradivo tutti, non mia figlia
ascoltava i nitriti della rabbia e si appoggiava come una carezza
sul manto della mia inquietudine.
Ora che il tempo è nel suo senso finale
porto via dalle pareti gli unguenti per le tue ferite
e senza chiudere la porta cammino tra fiori rossi
però, papà, tienimi per mano fino al nulla
e non accecherò.