La parte più cattiva di me

Come da bambini
la stanza di ospedale era sempre quella in fondo
proprio lì ho trovato la parte più cattiva di me.
Nell’andirivieni della pazzia
iniziai dall’alba, smisi di poggiarci i piedi
e la graffiai
di righe orizzontali i giorni pari
a righe verticali i giorni dispari
finchè non scrissi il mio campo di battaglia.
Aprivo la finestra e respiravo
gli incubi che il riposo lasciava in bocca
un ferro dopo l’altro, finchè la gola si accorciò allo stomaco.
Fui il tutto e il niente
fui notte dalla pelle troppo chiara
fui rabbia daltonica
fui un ammasso di stelle senza sogni intorno.
Poi arrivò la bile
e tra la sua miseria piantai rose spezzate
perchè ti ci potessi ferire
portandomi sul grembo una carezza.