Un giorno come tanti

Chiudo le valigie.
Fuori, la storia.

Stacco ricordi
da chiodi ghiacci di indifferenza
neppure un alito di polvere
da scansarci su.

“Avrò cura di te”
lo penso anche ora che scortico il tuo ritratto
dalla mia pancia, via
questa carta da parati che fa piangere la luce.

Apro la porta
strofino i piedi sul confine della prossima me.

Un ultimo sguardo
che spera verso quell’angolo, da cui potresti sbucare
-la più semplice magia d’amore-
a sorridermi addosso “Avrò cura di te”.