Ho danzato

Ho danzato su un palco in pendenza e ho dovuto mettere le briglie alla mia inquietudine per non rotolare; su un palco in piano ho preso a braccetto gli imprevisti e burlato la bonaccia.
Ho danzato sul legno, sul linoleum, sul cemento, addomesticato i piedi con vesciche, rese le  unghie come foglie, cangianti nel colore e nella sopravvivenza.
Ho danzato su ogni granello di sabbia e le tue braccia hanno impedito che mi graffiassi, lasciandomi la carezza delle nuvole.
Ho danzato sotto il sole di ogni colore ed intensità, cocente, svogliato, ad intermittenza. Mi sono lasciata scaldare, imparando a leccare le ustioni.
Ho danzato con le intenzioni, prima che con i passi, dietro scudi neri e sentito i pori filtrare l’adrenalina.
Ho danzato con una pozione addosso, il mio e il tuo sudore, generata da quella pazza alchimista quale è la Passione; con il vento che coreografava le vesti e in abito da sera. Mi sono sentita diadema sul tuo cuore.
Ho danzato nell’intorno dei tuoi occhi con labbra e impronte di consolazione, ma ne avrei fatto volentieri a meno.
Ho danzato con dita colorate di colla, carta crespa, pennarelli, con cui ho inventato le mie stelle.
Ho danzato in fila alla cassa, in bagno, dietro la tavola da stiro, sotto la doccia, guardando il rosso di un semaforo, nei sogni.
Ho danzato con calzari intrecciati di poesia, dubbi, fallimenti, rinascite.
Per ogni dove, nel corridoio dei miei silenzi.