Il vecchio alla panchina
racconta di pantaloni mai stropicciati
perchè le gambe erano sempre all’impiedi
nelle danze la domenica pomeriggio.
Sbriciola un po’ di mollica, dalla tasca spunta un becco bianco
e solitudine plana, si nutre e ripiega
nella silenziosa dignità del fazzoletto.
Il vecchio racconta le carezze
sui nodi del legno, come fossero i seni di quella fanciulla
(per cui memoria non fa fatica)
e raggruma le labbra in ansia
nel passare gli occhi su una piccola crepa, un’orma del tempo
che solo ieri non c’era.
Un’altra foglia è caduta sulla pelle
una lentiggine su terra ormai infertile
ma il vecchio alla panchina racconta
che lui guarda sempre oltre i palazzi ingrigiti
e lei dovrebbe fare altrettanto
oltre i corpi che la tarpano
dove il cielo acceca.