Senza di te

L’occhio gela
a lambire l’acqua che fu il nostro nido
acqua tagliata dalle piume
che ci resero un po’ meno distanti dagli angeli
incapaci di volare se non nel collo proteso al cielo
a groviglio col tuo
nei giorni di amore.
Quanto sento
che il buio sta calpestando il lago
che mi stringe un collare rosso attorno alla vista.
Fa male senza di te
e aspetta a chiedermi cosa.
Becco quest’ultima ora
e volo a spiegartelo.

Narrami il mare

Col respiro disteso sulla mia schiena
sfogli le parole arruffate che la vestono
conti le onde che circumnavigano il dolore del sale
che pure conserva e rimargina.
Narrami il mare, saprò farlo tornare indietro
e quelle lacrime che ti fan dire che da lui provengo
saranno rugiada sul mio seno.

Credo

C’è quel gesto
che ci riporta umani
come l’alba più potente
che abbaglia tutti gli specchi di circostanza
lasciando pulsare l’essenza.

Disegnare un cuore.

Da quanta terra

Il sole scontorna il tramonto
sulle dita si inchina la luce
effusione al palato dei nostri baci.
Da quanta terra ti ho aspettato
coltivata a ricchezza povertà e maggese
ti ho aspettato fino ad assaggiarmi le ferite
avendo in bocca la propensione alla scoperta.
E nel vincolo delle labbra alla pelle
trovare noi a scavare già insieme
insieme annettere le mani all’infinito.

Di maggio

Per ogni maggio c’è una danza dei campi
che rivolta le zolle al benestare del cielo

dove la terra è colore primario
senso inesplorato, lì affondano gli steli
e lei si inarca
accesa ma vigile beve i semi
si rimpolpa di pioggia
nutre il vento in spore, capezzoli nitidi e spumosi.

Ogni maggio mi precludo al resto
danzo la terra nutro il vento
e ti aspetto
radice, corvina destrezza.

Gitana

Le cose che non dici
ne parlano i tuoi occhi
tra una carezza al gatto e una fetta di torta
c’è sempre un nodo che ti imbeve le ciglia.
Un passo
-che sia fatto per la danza o per la vita non importa-
smuove sangue gitano
il solo che ti piaccia sentire dentro e indossi
quasi fosse un tramonto su misura.
E pensi e ridi
che se esisti per forza a qualcuno appartieni.
La sabbia, ci sono i tuoi piedi sopra
neppure lei ti avrà del tutto.

Come un pugno che si scioglie al vento…
…libere.

La donna della sua vita

Veloce
tutto scivola via
il traffico le rughe i capelli di come sei nato
a distanza di anni i rimpianti
fanno ancora i nodi nel pettine

il coraggio ha l’artrosi
non salta oltre il muro dei sogni.

Il domani è dove la strada finisce

non resta che inghiottirne le buche
tassare il cuore col pedaggio.

La donna del violino

È un vestito
a mare amaro, una seta fitta
quella che scuote la pietra sotto i piedi

dal vicolo della musica
tu mi arrivi alle lacrime
all’angolo dove avrei voluto essere dimenticata
dove ho lasciato la parte di cuore che fa troppo male

e scocchi note verso i miei occhi
che ti raggiungono, a gradini svelti
abbracciando la pace che si è fermata
tra le pieghe della gonna.

Le onde che quell’uomo sputò sulla mia schiena
spariscono in boccate d’indaco.

La tua sostanza

Scendo a piccoli passi
profumati di un prato che aspetta le mie stagioni bambine

scendo nel soffio che sorridi sotto la mia gonna

scendo ancora
nel verde di placate acque stendo i petali
un abbandono alle tue braccia
nel farmi ninfa, a galla sulla tua sostanza.
E qui nulla è più fondo del sogno
quando non tocco il pavimento annuso le pareti
in cerca di come guardavi l’amore.
Ho vertigini lungo i polsi, in circolo
l’incesto di un precipizio.

Respiro, a galla sulla tua sostanza.

Il pianeta

Non basta contare
per dirti le volte
che la cima dell’amore
è stata una piccola morte

non basta sanguinare per resistere
fino alla tana ritagliata negli occhi

e così mi sono arresa al piacere
un coltello gentile che mi ha incisa la pelle
nella maestosità di pianeta.