Sfogo. Punto.

Inanellare spigoli
di incomprensioni.
Così suggerisce la geometria
per far nascere l’arcobaleno.
Urlano i sensi
nelle orecchie dei muri
graffiano la pelle del pavimento.
Colano in ogni pertugio
creato sensibile
mentre tu, argilla
non mi hai mai capita.
Il mio sguardo è
un frapporsi di sbagli
tra le ciglia,
tasti neri e tasti di latte
compongono l’ultima messa
su labbra fatte altare.
Pugni di rughe
tremano, sbattono, tremano
strappano il ricordo
di noi, tavola imbandita.
Scanso briciole dal volto
senza più capelli
senza il grano delle tue carezze.
Annaspo tra i rami, tra i flutti
e sui rami e sui flutti
lego una corda
treccia di lettere
‘non mi hai capita’.
M’inghiotto.