Tra stanza e cielo (ad Alessandra)

Ora che il tempo è nel suo senso finale
penso ai sabati trascorsi tra questa stanza e il cielo
a portare stagioni nell’aria rarefatta di medicine
e dove c’era pioggia, a riderla via
tanto, bastava quella che precipitava la gola.
Semplice fingermi giullare
tradivo tutti, non mia figlia
lesta nel cavalcarmi gli occhi
ascoltava i nitriti della rabbia ed era sempre carezza
sul manto della mia inquietudine.
Ora che il tempo è nel suo senso finale
porto via dalle pareti gli unguenti per le tue ferite
senza chiudere la porta.
Davanti ho un cammino di fiori rossi
il tuo colore nei miei passi è cura profonda
però, papà, tienimi per mano fino al nulla
e non accecherò.