Onirico avorio

Ai bordi del sogno
ti osservo e mi abbevero
imprudente, con il solito fare
di chi è convinta di saper tornare a cuor leggero
mentre sono un peso piuma
disarmato e ingenuo.
Mi hai tritata la carne
con quel sorriso d’architettura
appena svelato dalla maschera muta.
Dissipava il bianco
su gote in cui non scorgevo i tuoi baci muoversi,
montava la marea sulle mie labbra
quel tremore che porsi al tuo stupore.
Ci fu tutto il resto
si avvicinò a curiosare e poi fu
quello che il ricordo mi suggerisce si chiami manna.
Poi ritornasti avorio
finzione sorridente
uscisti e mi lasciasti sola
-nemmeno in sogno ne hai abbastanza-
a interrogare un calice
di realtà predestinata.