Sin(e)

Inanelli rosari notturni
stazioni sferiche di via crucis
stridono nell’esofago
sfociano tra le labbra.

Ti osservo
hai una ragade sul volto,
non puoi chiamare bocca
quella geometria di disaffezione
da cui fiotta il muscolo rosso.

Tranquillo
non ce l’ho col tuo cuore,
non ti si vedrebbe neppure se ti rovesciassi la pelle.

E smettila
di sputare bruma e strabuzzare gli organi.
Non vedi che mi sto succhiando i piedi
a forza di toglierci le spine?

Mi hai fatta correre sui rovi,
un fachiro a perdifiato su un giardino bugiardo.

Non vedi?
Ah, già…non puoi (più)
con la retina
a capofitto
nelle palpebre.