Poco infinito

Nasciamo legni
braccia e gambe alla massima distanza
a separare rotaie.
Cardiamo bambagia di pianeti
calciamo zolle che aspettano il proprio maggese
noncuranti semidei di infima statura
reclusi dall’Estremo all’angolo dell’organigramma.

(Teniamo duro
potrebbe esserci un infortunio del cielo
e la pioggia potrebbe cascare mansuetudine.)

Il Viaggio è solo nel mezzo
processo e processione senza vie di mezzo
sfoggiamo al dito il canino di Caino
elargiamo sputi di pregiata fattura.

Ci dilatiamo e contraiamo
asserviti al pensiero volubile di sbarre in ferro
eppure dalle subite crepe
fugge, anche stavolta
l’esalazione di un bacio.