Non c’è un perchè

Nelle radici del mio respiro
c’è iodio
la pelle è disadorna
ma non di talloni
usati come bitume di infima qualità
nel rattoppare incidenti
per poi divenire trabocchetto, in caso di prime lacrime.
Manciate di sale
vomitate sulle tue catene,
crepe che solo io osservavo
come se le altre stagioni non esistessero
come se un brivido di fotosintesi
fosse la guarigione sintetizzata in laboratorio.

Inizia il mare
appena dopo il bordo da cui si sporgono gli occhi
però non c’è sabbia
sotto i piedi
tra le dita
nella gola, per soffocarmi il fastidio che davo.

Un giardino
già sbocciato di promesse
un’armonica, in un filo d’erba.
Riesco a crederci
anche se non la so suonare.
Imparo in fretta.