Il senso che diamo alla neve

Si accorcia la pelle
si sfila in matassa di pori
si annida nel ventre del mio regredire
e tu prosegui a cuore aperto
sorridi neve sul mio incanto
a bruciare nei ricordi il gelato alla fragola
giocare a campana
ridere sull’altalena.
Ho la testa vuota e infreddolita
pura, come la campanella del primo giorno a scuola
ho gli occhi senza curvature
ho solo pareti che hanno voglia
di essere forzate a involucro
della natura che mi bisbigli e lambisce le vene.
Attraccano le gemme e vacillo come fusto inesperto
crepito al peso dei ghirigori
d’un tuo respiro, tralcio di ghiaccio
che mi spezza la voce in fuoco.
Non esiste stagione nè transizione
che sappia scrivere di un bacio sghembo
schiuso in un cappello,
non basta l’inverno e la neve che accade.
Il silenzio aspetta
parlando se stesso
che accadiamo noi.