Centodue anni (a Marco)

Da un unico orologio
-sovrano imperituro-
sgorgano tre nastri
a battesimo di ogni essere,
imbellettano la vita di ore e sottomultipli
fingendo di ignorare la data di scadenza.
Tocca la felicità
(come chiami quella rara pozione che ti danno da bere durante il finale lieto?)
chi scopre che i nastri, congiunti
sono fatti della stessa lunghezza
delle vene a cui diamo alloggio
risolvendo così l’arcano
su quanta linfa si riuscirà a camminare.
Tocca l’estasi
(come chiami quella stilla di rarità servita dal sovrano?)
la regina che scopre l’imbroglio al Tempo, tramato da quel re
che più non si contenta di quel cinquantuno
sentito sussurrare a fior di pelle
e beffandosi del rischio
pretende sudditanza dalle proprie vene
obbligandole alla diaspora
almeno lunga centodue lune.