Libera, così

Guardavo il mondo
ad altezza del suo orizzonte
gravida di polvere
di frammenti di crisalide
parassita del vetro
su cui vociavano stagioni.
Il sole, capace d’addomesticare gli occhi
i fili di pioggia, perle
partorite dal lamento di ostrica
poi…il vento
per cui pregavo mi spuntassero le mani
a cullargli la ninna nanna.
La ringhiera ossidata
dai rigagnoli di piante senza più midollo
era la mia ora d’aria,
fantasticavo sulle insenature
di quei muri a secco
domandandomi se mai fossero stati
pelle.
Sento l’alleggerirsi d’ossa
un brivido, al grave rintocco di clessidra.
L’ultimo sforzo di tumulare la rinuncia
ha il sudore del destino
e con le ali disegnate di fantasia
valico il mondo conosciuto
per schiudermi in te.