L’uomo e l’erba magica

Lo stolto ha fretta e strappa
lei potrebbe ma non ricresce;
il vigliacco neppure la tocca
lei crepa la terra e lo spinge;
l’apprendista non sa in che guaio s’è messo
e piange. La magia è questa goccia d’uomo
l’erba spunta e carezza.

È stato bello

Incontrarsi sulla cornice di una foto
in spigolo a un attimo riflesso
quale era la nostra vita, gestita
dalla luce che ci sbatteva addosso.

Continuo a pensare
a quanto sia stato bello tu a non baciarmi
-un bacio dalle mani troppo grandi per quella occasione-
e alla timidezza che dalle guance
si tuffò nell’alba, per cui arrivammo a sentire freddo e spaesamento
-come quel vecchio sulla via del silenzio-
in quel punto in cui non potemmo fare a meno di noi.

Il mio destino di foce

Spirali di conchiglie affiorano come sorrisi tra la sabbia
conchiglie tra le mie dita, come fiori di mare.
Sei un fiume che non conosce regole
da quando rinasci di prima pioggia sul crinale
a quando batti i pugni a letto, e sbordi.
Non c’è fatica nel mio destino
inondi dalla radice degli occhi
e guardo in me il carisma del sole che si sparpaglia a tramonto.
Dissolvi il centro in quiete
l’assenza senza insistenza.

Tra le mie dita conchiglie, sono fiori di mare.

Il nostro tango

Alterna sulla mia seta
la danza di mille papaveri
sulle mie labbra alterna
semi neri a baci
danza le note dell’acqua
la pioggia che mi snoda la schiena
il vento sapido.

Ovunque, il nostro tango.

Cerchi di luna

Profumo di gelsomino
mi arriccia i capelli
e un petalo pieno
si appende al cielo
sempre troppo distante dal mio balcone
che ti vorrebbe qui, sui miei stessi piedi
dove sospiro e ti penso

da quanti cerchi di luna l’ho ormai dimenticato.