Il modo che hai di bere

Affusolata
in stelo di vetro
capisco la luce che irradio e che riflessa mi scalda.
Una vena di lucciole mi rapisce alla tua bocca
nel modo che hai di bere
poggiando prima la lingua.
Credevo che il mare fosse un perfetto amante
per la geometria che progetta sulla sabbia
ma non ho mai visto un’onda
tirarsi dietro un corpo
con così tanta abilità.
È vero allora
che il tuo amore sa farci più del mare.

Incavi nell’alba

Ti ho sognato.

Scoccava tra le lenzuola il sentore dell’alba
ridevi di un nocciola fulgido, simile a un frutto

il tuo viso, le mie mani a petalo
in quel tempo finalmente nostro eravamo dettagli
accadevamo scorrevamo come ripetizioni di poco conto
per le nuvole sopra di noi, ma tra di noi essenziali

due incavi che fanno mano e pugno
quando le ore svegliano
perché è tardi.

Una fiaba di speranza

Chissà se mi perdonerai
per le nuvole di miseria umana che ti ho buttato in viso
chissà se hai ancora il cuore calpestato
o hai cancellato i torti con un gesto di stelle.
Fluiscono domande e insieme al poco vento
ti confido una poesia che sparirebbe
se la appendessi nel tuo armadio indaco. Pochi versi
liberati quando inclinavo la tempia sul tuo sorriso
in un tempo non ancora per noi.

I fiori suonano di campane a festa
ma tu sei lontana come una fiaba di speranza.

Senza di te

L’occhio gela
a lambire l’acqua che fu il nostro nido
acqua tagliata dalle piume
che ci resero un po’ meno distanti dagli angeli
incapaci di volare se non nel collo proteso al cielo
a groviglio col tuo
nei giorni di amore.
Quanto sento
che il buio sta calpestando il lago
che mi stringe un collare rosso attorno alla vista.
Fa male senza di te
e aspetta a chiedermi cosa.
Becco quest’ultima ora
e volo a spiegartelo.

Narrami il mare

Col respiro disteso sulla mia schiena
sfogli le parole arruffate che la vestono
conti le onde che circumnavigano il dolore del sale
che pure conserva e rimargina.
Narrami il mare, saprò farlo tornare indietro
e quelle lacrime che ti fan dire che da lui provengo
saranno rugiada sul mio seno.

Credo

C’è quel gesto
che ci riporta umani
come l’alba più potente
che abbaglia tutti gli specchi di circostanza
lasciando pulsare l’essenza.

Disegnare un cuore.

Da quanta terra

Il sole scontorna il tramonto
sulle dita si inchina la luce
effusione al palato dei nostri baci.
Da quanta terra ti ho aspettato
coltivata a ricchezza povertà e maggese
ti ho aspettato fino ad assaggiarmi le ferite
avendo in bocca la propensione alla scoperta.
E nel vincolo delle labbra alla pelle
trovare noi a scavare già insieme
insieme annettere le mani all’infinito.

Di maggio

Per ogni maggio c’è una danza dei campi
che rivolta le zolle al benestare del cielo

dove la terra è colore primario
senso inesplorato, lì affondano gli steli
e lei si inarca
accesa ma vigile beve i semi
si rimpolpa di pioggia
nutre il vento in spore, capezzoli nitidi e spumosi.

Ogni maggio mi precludo al resto
danzo la terra nutro il vento
e ti aspetto
radice, corvina destrezza.

Gitana

Le cose che non dici
ne parlano i tuoi occhi
tra una carezza al gatto e una fetta di torta
c’è sempre un nodo che ti imbeve le ciglia.
Un passo
-che sia fatto per la danza o per la vita non importa-
smuove sangue gitano
il solo che ti piaccia sentire dentro e indossi
quasi fosse un tramonto su misura.
E pensi e ridi
che se esisti per forza a qualcuno appartieni.
La sabbia, ci sono i tuoi piedi sopra
neppure lei ti avrà del tutto.

Come un pugno che si scioglie al vento…
…libere.

La donna della sua vita

Veloce
tutto scivola via
il traffico le rughe i capelli di come sei nato
a distanza di anni i rimpianti
fanno ancora i nodi nel pettine

il coraggio ha l’artrosi
non salta oltre il muro dei sogni.

Il domani è dove la strada finisce

non resta che inghiottirne le buche
tassare il cuore col pedaggio.