Sillabe di amore

Starei solo nei giorni
di carta e penna in mano
a scriverti campanule di linfa
cucchiai affusolati che tintinnano bicchieri
di aranciati riverberi, starei a leggerti
quei piccoli nodi sul bianco del lino
come fossero capitoli, tutti essenziali alla storia.
Sceglilo tu il nome
dell’alba seduta in balcone
dell’acqua che rinfranca lo stelo
interrompi ciò che scrivo ciò che leggo
e a chiare, dettate lettere, sillaba l’amore
come non mai.

Letto di mare

L’alba tira a sè il lenzuolo d’acqua
e siamo svelati al cielo lussureggiante
senza temere gli occhi delle stelle.
I pescherecci ripongono le favole parlate dalla notte
a propiziare il gonfiore delle reti, ma tutto è lontano
in deriva da questa sabbia, che è troppo meglio del letto.

Ovattati, ci amiamo.

Ritmo zero (Marina)

Ellittiche curiosità
intorno a me. Nella stanza
sono un ritmo zero, non fiato non ciglia
immobile polo.
Il puzzo segreto delle carogne
quello che viene fuori quando aprono la bocca
e lo stomaco imputridisce l’aria
di violenza, annuso questo rigagnolo
finchè tutto diventa freddo.
Le pareti imbiancano la stanza
gli occhi perdono il cuore
lamette, catene, sono di acciaio
come la rosa se ne assaggi le spine.
A concentrarmi sul respiro di una piuma
mi si stondano i polmoni.
Contromano, il sangue.

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L’artista Marina Abramovic in uno dei suoi esperimenti più controversi, al limite della comprensione, chiamato ritmo 0.
La performance è stata condotta nel 1974 in studio a Napoli.

Il ricamo

Nella buca di fango scansavi il firmamento
dal mio viso disperso tra stelle in guerra, lui ogni notte,
ne aggiungevi un tratto al tuo stupore.
Scendesti in me
come l’esofago di un flusso di coscienza
la spinta sul fondo era un turbine di chimica
e l’acqua ti accese la pelle di sentirmi nel tuo tempo.
Lingue e spezie di oriente
ricami fitti dove la pancia è orizzonte, l’ombelico la prima alba.
Mi vedi nelle gesta di questa e passate ere
nelle parole che sibilano sulle ore
nelle cose in ogni forma di accompagno alla vita.
Ci racconteremo questo, seduti ad aggrottare occhi alle emozioni.

San Martino

Nel primo giorno
d’estate in pieno inverno
il mare albeggia dai nostri respiri
e le labbra non sanno sottrarsi alla marea.
Carpiamo dal sale l’imperfezione della sua dolcezza
sulla rima degli occhi versi di indaco e porpora
baciano le tue iridi di castagno.
Non ricordo cosa accadde
su quella giostra di coriandoli
e tanto altro anche a te sfugge.
E’ il gusto della poesia
… vestirla di futuro piuttosto che di ricordi.

I fiori sono tutti uguali

I fiori sono tutti uguali
cerchi concentrici avvolti nella plastica
cellule colorate che traslano il ricordo
dalle meningi a un marciapiede.
I fiori sono uguali, tutti raccontano
le ore dell’uomo, rughe e lentiggini
si addensano al tempo.
I fiori sono uguali
solo per chi non li ha deposti
per gli altri il cielo scuote
l’unicità del cuore.

Due candele

Di rimbalzo, l’attacco della pioggia
alza il buio dai dettagli delle cose.
Due candele si crogiolano nell’ora schiusa ai segreti
il giorno nasce appena ma si svela a pochi.
Benedetto dalla fiamma di avorio
un nome viene scritto in modo importante
a inchiostro denso di ciò per cui la vita è bella.
La cera tamburella
il tempo del latte per scaldarsi
e i biscotti regalano la scusa
di leccare l’ingordigia dalle dita.
Di rimbalzo, l’attacco dell’amore
musica un tavolo nudo
e due candele suggellano.

Lara

Lara, nottambula di ciglia
a passi piccoli capovolgi il soffitto
i bruchi che ti snodano i pensieri
diventano farfalle.
Dai importanza al cuscino giallo
nelle margherite, a ogni cosa
gialla e morbida che voglia ridere
come i tuoi anni, che sono all’inizio della vita.
La maglietta, il sole disegnato coi pastelli
la voce delle favole che ti accompagnano sull’ultimo raggio di veglia
mamma che si stropiccia una lacrima di trucco
e la carezza che ti fa è un viso di costellazioni.
Ricorda tutto e solo questo,
per il giallo dell’invidia e dei malanni
ci sarà il tempo delle ombre.