Dalla porta

Lo scorcio è un perenne subbuglio
quello che vedo è spintonato
dai sogni, che pure loro durano poco
perchè un mozzicone di egoismo li brucia.
Quanta confusione
su un letto offerto al palato dell’amore
non so se sia vino rosso o sangue
non so se essere ebbra o pazza
per aver assistito alla scena del crimine.
E tutti questi pezzi
bicchieri frastornati
lenzuola di evasione
risate focomeliche
si ricompongono sulle pareti
di una stanza che aspetta un papavero tra le dita
per sentirsi cadavere.

Dalla porta rimane uno spiraglio
i piedi del morto o l’orizzonte
sceglilo tu il prossimo scorcio.

La sintesi

Che posso fare
se non so stare a mani arrese
che cercano in dispensa
stillicidi
crocefissioni
stimmate
qualunque cosa che pilucchi l’anima
pure svogliatamente, ma deve far male.
Che posso fare
se non continuare a vedere
quello che non potrò mai avere
e con la leggerezza di un ottimismo ubriaco
non voltare del tutto le spalle
lasciare un pertugio nel campo visivo del cuore
dove la luce non filtra come speranza
perchè è già clorofilla e noi due la sintesi.

La soluzione

Soffiavamo come deserti
ciascuno per proprio conto
nei corpi a sedare arsure
con immagini di carezze.
Eravamo noi per noi ad affliggerci
rimpianti, penitenze ed elemosine d’amore
e credo sia stata una sola briciola, la stessa
ad averci raccattate le mani.
Tu hai messo la musica e io qualche verso
intorno a un papavero, per farlo meno effimero
ma il tempo dilava le istanze migliori
e io ti ho chiesto – in fondo, a me stessa-
quanta forza ci voglia a non fare dei petali il proprio omicidio
quanta cura ci voglia per metterli a dormire in una fiaba.
Ora ti chiedo – occhi chini sulle lacrime-
di stare con me sul palco e senza prove
nell’atto unico che è la fiducia.

Sola

Sola
in questa giornata a trovare un senso
quando è indifferente l’orologio dalla bussola
tanto è spuntata l’indicazione.
Sola sulla sedia
a rigare di forchetta il digiuno
e spalle curve e lacrime come non mi assaggiavo da un po’.
Sola, ora e per i minuti che vorrai
il sangue in bocca sa di bruciato
e il cuore è una pentola sul fuoco
e sarebbe dovuto andarci dell’olio.

Senza più

Non ho forze nel cuore
se non quelle della prima scintilla
non ho stelle da ammirare nè cicale a fare estate
solo quelle di uno scorcio di tempo
da cui rimango sempre fuori.