Amore di Carne

Corrughi un po’ la fronte
fai domande con la pelle.
Il ticchettio di vocali è l’unico tempio
che concediamo al Tempo.
La tua saliva mi si contrae sul collo
come zucchero filato, pizzicato fra le dita.

Ergo, Sum

Non sono una pagina
scritta della tua immagine e somiglianza
che sotterra i pori nell’inchiostro
e lega capitoli a schegge di lacrime.

NON SO-NO IN-FI-NI-TA.
Il cuore, pure, ha bisogno del maggese.

Non so giocare a scacchi
figurati! nemmeno a dama,
dissacro i tasselli bianchi e neri
per far emergere la scala dei grigi.
La nebbia che vesti dentro
lei si che mi interessa
ma sempre con rispetto, ricorda,
importuno la sfera di cristallo.

Sul filo della neve (il dubbio)

Due orme
per cui passa uno ed un solo continente.

Io.

Affondo, quando dovrei scivolare
sul vettore che indica la deriva.
Sbaglio, e sempre
ma c’è una fine al sempre?
Nel dubbio, ritorno alla neve
ai panorami mentali.
E in questo che vedo
-una battaglia statica-
non so se vincerà un paletto
ficcato nel cuore che non ha più sangue
o la dama bianca, che in purezza
fa rimaner di sasso
un pezzo di legno.

L’uovo in camicia

Scampoli di albume
pennellano l’acqua
il vortice veste il suo occhio
di tramonto.
Fai di queste magie, tu
sole e peplo a passo di aceto.

Il mento sulla tua spalla
guardo le acrobazie del polso
e un po’ guardo te.

Impronte sulla bottiglia
chicchi d’uva avvizziti
sulle tue labbra.

Baci.

Strofinarci.

Strofinacci.

Crepa il guscio
(so)spira il tramonto
ma ce la ridiamo
perchè il pacco è da sei.

Wodoo

Sfaldi gli organi
a forza di sollevarci via i sensi.
Pur con l’inezia di una forcina per capelli
scardini equilibri.
Uno spillone ficcato nella pelle
è quel processo di ossidazione che prega
per andare presto in circolo.