Centodue anni (a Marco)

Da un unico orologio
-sovrano imperituro-
sgorgano tre nastri
a battesimo di ogni essere,
imbellettano la vita di ore e sottomultipli
fingendo di ignorare la data di scadenza.
Tocca la felicità
(come chiami quella rara pozione che ti danno da bere durante il finale lieto?)
chi scopre che i nastri, congiunti
sono fatti della stessa lunghezza
delle vene a cui diamo alloggio
risolvendo così l’arcano
su quanta linfa si riuscirà a camminare.
Tocca l’estasi
(come chiami quella stilla di rarità servita dal sovrano?)
la regina che scopre l’imbroglio al Tempo, tramato da quel re
che più non si contenta di quel cinquantuno
sentito sussurrare a fior di pelle
e beffandosi del rischio
pretende sudditanza dalle proprie vene
obbligandole alla diaspora
almeno lunga centodue lune.

L’ultima lettera

Un piccolo cerchio che termina il suo disegno col sorriso
manca a quanto c’è dopo il tuo nome
perchè la perfezione si coalizzi
in grappoli di nettare
fino a compromettere
la salubrità mentale delle mie labbra.

Nell’attimo

Nell’argine imposto dagli occhi
la bontà esce dagli schemi di bonaccia.
Mai percepito il presente
così urgente nel mutarsi in passato
se non nell’accorgermi di quanti istanti
impiegano una libellula ed il suo impeto
a squarciare lo stagnare dell’acqua
consentendo al fuoco
di farsi strumento per le mie carezze
nel forgiarti meravigliosamente Uomo.

Piove cemento sul grano

Nera,
gettata all’angolo del nulla
la tua vita non si accorge
di te.
Da quella sedia barcollante
intrisa di umori
penzolano calze da un centesimo;
nella mente di chi ti compera
vali ancor meno.
La tua gonna leggera
è già ricordo
bruciato dallo sguardo dei passanti.

–Terza classificata al primo contest on line “Denunciamo e ricordiamo” promosso dall’Associazione Akkuaria.–

Passeggiamo nel sole. I quattro elementi.

La sabbia.
Sembra l’immagine del sole
quando si specchia sulla Terra.
Sabbia
calda,
impalpabile.
Noi in questa immagine.
Danzi sul fuoco
ti bruci ed io rido di te,
elemento primordiale
senza più poteri.
Un tuffo.
Sei fiamma che affoga nell’acqua
poi albume che galleggia,
indistinguibile nella risacca.
Testa e braccia
che riemergono
come protozoi sopravvissuti
alle onde della notte dei tempi.
Ti sdrai al centro di me
sento i miei occhi bendati dai tuoi
che sono tentacoli d’aria.
Ogni granello
che ti accarezzo sulla pelle
è un errore
che si intromette tra i tuoi colori
e quelli del mare.
–Menzione d’onore “Tra cielo e mare … poesie sparse sulla sabbia”
–Diploma di merito “Il mondo è mio”

L’infinita danza

Immergermi
nelle pozzanghere
degli occhi che hai
è avventura ancestrale.
Quei tunnel bordati di cielo
sono scivoli tra le anse
delle tue emozioni,
scorciatoie nel percorso
inverso al fluire dei miei anni.
Con guance di bimba
mi tuffo tra le tue dita,
ai capelli lego
un tuo gesto e ancora un altro.
Ti bacio i solchi
della vita,
la mia risata frizzante di tramontana
gonfia le lenzuola
della maturità
e le soffia via.
Bambino anche tu
iniziamo una danza infinita
cancelliamo i passi dell’altro
con impronte fatte di
mille possibilità.
Bendarti lo sguardo
con fili di pentagramma
è come un laccio emostatico
che imprigiona il dolore.
–Finalista al Premio Letterario Nazionale “Emozioni in bianco e nero – fiabe, poesie, racconti … storie di carta” promosso dalla casa editrice Edizioni del Poggio.–
–Seconda classificata al ‘Premio Gianfranco Rossi per la giovane letteratura’ organizzato dal Gruppo Scrittori Ferraresi.–
–Seconda Classificata al Premio ‘Cocci d’anima’ Accademia Petrarca – Viterbo. —
–Segnalata alla 14° edizione del Premio ‘Semaforo Rosso’ – Firenze. —
–Finalista al XVI concorso nazionale ‘Mario Dell’Arco’ – Accademia G. G. Belli, Roma.–

Indizi di te

Inerme,
accasciata sul Nulla,
aspetto il tuo ritorno.
Mi scorri dentro
come l’aria che non vorrei respirare,
è feconda del tuo ricordo
che mi ossigena il sangue.
La tua voce
è un sussulto del ventre
su cui la mano del Fato
ricamò un orecchio gemello.
La matrigna Lontananza
ride,
sbeffeggia la mia schiena ricurva,
lancia pietre
contro la mia pelle,
lattiginoso specchio.
Vorrei cancellarti dal cuore
con dita
di carta vetrata
perché toccarti con la sola mente
non mi basta.

–Segnalata alla 1a Edizione del Concorso Nazionale di scrittura in prosa e poesia “Scriviamo” organizzato dall’Associazione Socio Culturale AGORA’1991 di Appignano–
–Menzione d’onore al Primo Memorial ‘Miriam Sermoneta’-Roma.–

 

Un pensiero per te

Slaccia le mie dita.
Non te lo aspettavi, vero?
C’è tutto il mio mondo
in questo fazzoletto di spazio,
tutte le esperienze
vissute e conservate
perché ti mostrino
la faccia buona
dell’esistere.
Con la pioggia presa
per aver scordato l’ombrello
ho fatto questi occhiali
ti proteggeranno dagli sguardi indiscreti
quando ti capiterà di piangere.
Dai sospiri che ho inchiodato al cielo
è venuta fuori questa panchina
custode dei segreti
che mi vorrai regalare.
Se osservi la coperta
che ti ripara il cuore dalle ferite
ci troverai cuciti
i miei arcobaleni.
Con le note di questa canzone
ho aggiustato la tua altalena
perché i sorrisi
non siano più un ricordo.
Vedi come è facile?
Basta la tua mano sulla mia
perché la mia vita
diventi il tuo pensiero quotidiano.

–Finalista al XXII Concorso Nazionale di Poesia “Giuseppe Gioachino Belli” – Roma —