Sul molo

Il vento annaspa nel sale
a secchiate mi sferza gli arti.
S’ossida il mio abbraccio
svilisce in ingranaggio
nel liquido amniotico della tua assenza
rinasco, cumulo di membra.
Così me ne starò sul molo
finché soffierai la bonaccia
a plasmarmi i contorni, le ombre
i sensi.

Il sabato che arriverà

Accadimi mentre inciampo
nel tramonto di quel sabato che sappiamo arriverà.
Accadimi tra i legni
della sedia cui m’aggrappo
cela ai sensi
la sirena che intona l’assenza.
Accadimi sulle spalle
come giacca di salsedine
e fammi perla per le tue stanze.
Accadimi come ringhiera di un faro
sarò vento che t’accudisce le ciglia
perché siano forziere di luce.
Accadimi
per poi scappare nella notte che non ci vivrà.

Golosità

Aggrappata a quel tuo modo di guardarmi
sono membrana che abbraccia la polpa.
Sospiro le tue labbra,
il desiderio di esserti la prima ciliegia di stagione.