Mascletà

Annuiscono le dita
al richiamo di ogni pertugio cesellato dall’ago
solcano smaniose la seta,
circumnavigano bottoni.

Lo sguardo impasta leccornie nelle asole
narici sospirano, forzano lo scrigno di labbra.
Ad un passo dal partorire umori
l’attimo rabbonisce la sua andatura
il tuo sorriso è una ciotola in cui mi sciolgo
per abbracciare il boccone più ambito.

La falena

Nel vento soffiato
da reliquia d’estate
t’infrangi sulla pelle
disegnando scorci di cielo notturno.
Socchiudo le intenzioni
forzo chiuse e briglie
inarco la schiena
mentre tu, falena, ti nutri delle mie ombre.

Interstizio

Il tramonto bagna di inchiostro
la livrea di un pettirosso
affacciato sul mio taccuino.
Forgio quel che vorrei di noi
forzando delle pagine il limite
gli spigoli, le costrizioni
mentre due occhi densi come caffè caldo
stracciano le briglie al cuore.
Ti insinui come stagione irrequieta
tra i merli della mia torre,
slacci la serratura di tende.

Sono incastro tra letto e cielo.

Afferro l’abbandono delle tempie
il loro fluire da occhi densi come caffè caldo
fino all’interstizio dei tuoi nei.

Lo colmo, gemendo lava.

L’oasi

Siamo attimi recitati dalla natura
dentro ad un cosmo recintato di muri.
Il sole mi tramonta addosso
mentre annaspo tra lenzuola di umori.
Scavo nel denso
con gomiti e gemiti
per trovare quell’imperfezione
in cui s’è impigliata l’anima.
Senza più cellule
sono una membrana strappata all’infinito
che nutri di piacere arrabbiato.
Sorvoli sul mio orgasmo
come un albatros mai sazio di migrare
per poi planare come un temporale
sull’oasi di pelvi appena acquietate.

Acqua e menta

Sei acqua
delimiti le insenature
in cui mi raggomitolo aspettando il risveglio;
impalpabile eppure macigno
releghi le mie ferite
in fondali inesplorati.

Sono menta
gioia che ti spunta d’improvviso
tra le persiane dei giorni,
liana da cui osservare la realtà.

Un cucchiaio nel bicchiere
turbina la sorte
poche gocce di me
si insinuano nelle tue spirali.

Sento di annegare
ma se incornici il cielo con gli occhi
come hai fatto ora
spero
sia
almeno
per
sempre.

Electrical storm

Sono una sirena
incastonata su un lenzuolo d’acqua
quando l’alba si stropiccia gli occhi
e tu elargisci sensi alla bonaccia.

Sono una sirena
incastonata tra le imperfezioni d’uno scoglio
e le tue dita si tuffano
come una rete che mi ferisce di salvezza.

Sono una sirena
incastonata in questa vasca
che tracima di occasioni perse
in cui piangi la sabbia del ricordo.

I pori delle onde

Se cielo e mare cambiassero di posto
avrei le spalle vestite di sabbia fangosa
e conchiglie, sassi, relitti
sarebbero incidenti piovuti.
Avrei però piedi meno gravi
annegati tra le nuvole
e l’arrivare a te
durerebbe una carezza
di vento tra le dita.

Mi desto da me stessa
nell’attimo che coincide col sogno
crocifiggo inezie sulla battigia
e i pori delle onde stanno ad ascoltare.

Sarà vita

Regalami
una foto che non ti ho chiesto
che non sapevo neppure scattata,
regalami
l’urlo del petto
lacrime che bestemmiano
un maledetto annodarsi dei sensi
come nido di serpi.
Regalami
una foto ancora da scattare
metti a fuoco i desideri
sovraesponi quei piccoli tubi
il letto d’ospedale
affinché si disperdano nel braciere della speranza
rinascendo nella cristallina certezza
che sarà… vita.