La panchina

L’ipoteca
di questa amicizia
è costretta tra i denti,
in un biglietto
di sola andata.
Non mi bastano più
i tuoi occhi
che mi sussurrano tramonti.
Questi colori
voglio viverli
fronte contro fronte,
voglio dipingere
una panchina
con le nostre
emozioni siamesi.
Che sia sapida
di noi.

Placenta

Avvinghiato
da un letto
estraneo
ad un secolo da me
stai vivendo
quella che sarà la mia vita
fra cinque ore.
Lì da te
il mio imbrunire
ha la forma
di un lenzuolo
ricamato di stelle,
ti aderisce sulla pelle
a proteggerti i sogni.
La luna
che ci accomuna
capta i miei pensieri,
i suoi fili d’argento
hanno il capolinea
nella tua testa.
La musica che credo
di ascoltare
l’hai appena resa
comunione di gesti,
l’amore
che sto per fare
ti ha già fatto vibrare il sangue.
Le lacrime
destinate alla solita sequenza
del solito film
confluiscono nel liquido amniotico
che ho creato
perché sia l’oceano
della tua vita senza confini.

Indizi di te

Inerme,
accasciata sul Nulla,
aspetto il tuo ritorno.
Mi scorri dentro
come l’aria che non vorrei respirare,
è feconda del tuo ricordo
che mi ossigena il sangue.
La tua voce
è un sussulto del ventre
su cui la mano del Fato
ricamò un orecchio gemello.
La matrigna Lontananza
ride,
sbeffeggia la mia schiena ricurva,
lancia pietre
contro la mia pelle,
lattiginoso specchio.
Vorrei cancellarti dal cuore
con dita
di carta vetrata
perché toccarti con la sola mente
non mi basta.

La mia anima (Il palco freddo)

Vedo un palco freddo
senza i miei piedi
ad intarsiarci sopra
il percorso delle sue vene.
Esiste solo perché
sono io ad esistere,
sono lo scultore
della sua vita.
L’ho cucito sulla mia pelle
perfetto
come un abito di scena,
come la mia anima.
Poi arriva il destino
con delle forbici in mano
sfigura il mio abito,
tira la corda,
la botola si apre;
il suo ghigno
abbracciandomi
mi sequestra
nella prigione del Nulla.
Ed ora sono spettatore
di un “Io” che non c’è più,
i miei occhi senza colore
mettono a fuoco
la comparsa di me
alla prima
di un nuovo spettacolo:
“La Farsa”.

Non fermare questa pioggia

Non fermare questa pioggia,

è la colla

tra i nostri arrivederci,

fotogrammi allineati

nell’album

dei ricordi.

 

Non fermare questa pioggia,

è la trasfusione di sangue

che infonde vita

ai nostri abbracci,

alle carezze

nell’inaspettata quotidianità.

 

Non fermare questa pioggia,

ci dipinge in volto

coi colori della felicità.

 

Ora ferma questa pioggia,

c’è il rischio

che eroda

le mie lacrime

mentre ti consegnano

il testamento

dei miei sentimenti.

I tetti di Assisi

Navigano
sulla foschia
come indolenti
animali preistorici,
armadilli
dalle placche
color ocra.
Segnano
il confine
tra l’Anima del cielo
e quella degli uomini.
Ciottoli levigati
dalla corrente
tumultuosa
dei miei pensieri,
lambiti
da nuvole
di rondini.
Tasti
di pianoforte
su cui le dita
di Francesco
compongono
il ritmo
della calma.
Buca d’orchestra

dove affonda

il sinfonico

movimento

del sole.

Ostrica

Scavo
con mani
gonfie di fatica,
doloranti
di te.
La lingua
capta
interdetta
il salmastro
delle lacrime,
il mare
è un quadro
appeso
all’orizzonte,
nebulizza cristalli
di zucchero filato.
Cerco
il grano
di sabbia
perfetto,
che nella mia clessidra
si prenda gioco
dei suoi fratelli.
Il prezzo
da pagare
è
l’infezione
più dolce,
una perla
in bilico
tra domande
e risposte.

 

Filo di perle

Un filo

di gocce

perlescenti,

spira sinuosa

sul mio corpo.

I nostri

polsi,

caviglie,

squassati

dallo stesso neurone,

mente diabolica

che scoperchia

la cassa

come

vaso di Pandora.

E’

pandemia

di endorfine.

Guardando

le pareti

con gli occhi

intrisi

di panteismo

riconosco i confini

della mia urna.

Sublimata

dal fuoco

della passione.

Pantarei

Scorre

il binario della casualità, lega le nostre macchine, stazioni di partenza ed arrivo;

Scorre

il mio pensiero lungo i tasti del telefono, sempre un passo avanti alle dita;

Scorre

l’impulso di gioia, il tuo nome si diffonde sulle labbra;

Scorre

un’azione che blocca il presente e conduce al primo vagito del nuovo mondo;

Scorre

questa lingua di catrame tra due pugni di campagna;

Scorre

“I just can’t stop loving you” sul pentagramma della mia pelle;

Scorre

la premura del tuo sguardo immortalato nello specchietto;

Scorre

una sequenza di led che illumina di rosso la semplicità delle nostre risate;

Scorre

l’affanno nei nostri respiri e nei passi affrettati;

Scorre

la prima goccia di sudore sino all’incavo di due cuori abbracciati.

Profumo di Londra

Osservi
l’addormentarsi di due lampioni.
Sono i miei occhi
quiescenti
come la spuma di mare.
Accarezzi
le nuvole da un finestrino.
E’ la mia veste
intessuta d’aria.
Scacci il mio nome
impigliato
tra lingua
denti
labbra.
Appena in tempo.
Al mio corpo
scevro di confini e barriere
manca l’ingranaggio
di un nostro abbraccio.