Lasciarti andare

Ho timore
tra le dita il vento
e io senza timone
beccheggio su ciò che ricordo.
Niente di nitido,
sono i colori afferrati di sguincio
che mi fanno voltare il fiato e lo fanno sostare
mentre vorrei che ti soffiasse in bocca
quel forte che basta per lasciarti andare.

I passi del sole

Avvolta dalla bruma del sogno
scorcio l’alba al mio volerti
e dilato le costole con respiri incompiuti
per farci entrare come frecce le tue dita.
Sto per lasciarti andare
nei lineamenti che vestirò da sveglia
ma un sibilo, ancora uno scagli
su quella vertebra che mi fa ponte col peccato.
Ora capisco
i passi del sole.

Così fai tu

L’albero ascolta il vento
suonare ogni costola delle foglie
fino a farne un respiro
così fai tu, provi a ricrearmi
dalla grammatica di base
ma hai il cuore che si muove alla cieca
e le orecchie inutili.

Distante dalla vita

Il vento arpeggia i rami scarni
le siepi senza discendenza di bacche
per ninnare il tempo in cui preparo
le dita a vene
chiudere il cuore
la pelle a terra
per essere distante dalla vita
quanto il cielo più un tronco.

Yara

Il ragno tesse un pentagramma
si rintana e aspetta quella nota dolce
dal peso di foglia e rossa di gote
come colora autunno quando passa.
Yara non ha rughe addosso, anche se grida
tredici anni è un posto troppo piccolo
dove essere ammazzata
allora un angelo poggia lì una piuma
e aspetta che cresca del bianco
che cadano le spine alla saliva di ferro.

Poi getta la chiave
senza piangere indietro.

Solo della mia carne

Ho voglia di un cuore
fatto solo della mia carne
un monolocale da abitare
senza l’agio dei sentimenti
dove i pensieri riescano a muoversi appena.
E parlare al pavimento pareti soffitto
senza usare verbi
che sennò si fanno carne
più di quanto lo sia il cuore,
un pasto inaccettabile
per la mia fame d’anima.

Sfoglia

Ella si ruppe invidiando il deserto
perché sapeva farsi oasi
mentre lei era a strati di sale
fatta di lacrime pressate dal sole.
Ella si ruppe per colpa di nessun uomo
si ruppe per la luce
senza neppure un alone di abbraccio.

“A volte ci si rompe
senza smettere di esistere.”

La pera

Hai il collo sottile
si prolunga nel tempo dove autunno ti veste
morbida nei fianchi di una pelle ocra
e rossa per il tocco che ti assaggia
granelli saporosi di sole. Perciò non fai rimpiangere il mare
salsedine come sei nei tuoi incavi di donna
dolce fino ai semi e succo fino al polso
che cingo con quanto posso
per averti, in illusione.

Il fiore in gola

Piangevo
sulle catene che mi scoloravano il collo,
consumavo le tempie
nelle notti trascorse tra cuscini di ginocchia
finché un fiore di ruggine rinsavì la mia gola
e non pregai più che tornassi
e non ti pregai più.

Ero in piedi.

Per convenzione

Per convenzione
sono una farfalla ricamata sulla vita
volo di riflesso alle sue gambe nervose
con l’aria sulle ali che mi tiene buona.

Per sentito dire
sono una farfalla appesa a un filo
il filo appeso a un dito e il dito appeso a chissà chi.

Potrei continuare all’infinito
salire la gonna le nuvole e le convenzioni
arrivare all’orecchio del sentito dire
ma ho giorni quanto dura un vespro di sale
e nessuna voglia di cicatrizzare in volo.