Sei caduto
giù per quella profondità
in cui la pelle si coriacea in osso
senza stirpe di midollo.
Sei caduto
in disgrazia di botola.
Archivi categoria: Frammenti di Crisalide (2015)
Natura ribelle
Vene…
questa natura ribelle
lancia vene sul tappeto di cemento
che armato- ma paziente- crepa.
Clorofilla innesta calce.
Setticemia.
(foto Paolo Pavan)
Il coraggio
Il coraggio
nasce come rinuncia
nutrita a deserto.
Cresce, solo se coglie grappoli di vene
dal seno della speranza,
sconfigge ogni tomba
innalzata da chi lo millanta
da chi lo usa come amido per drizzarsi il portamento
da chi lo mercanteggia.
Il coraggio
sputa, batte i pugni e sputa
illimitato limite
nel non riuscire a vivere
al di sotto dell’orizzonte.
Il cappello bianco
Passi, sottobraccio alla vita
lampioni che inseguono luce
sporgono sul suo cappello bianco
a riflettere le pulsioni di gote.
E’ fatto di ombre
quell’uomo che le abita il cammino,
lui racconta, lei annuisce
impercettibile come tempo
nella sua forma di goccia.
Insieme
la paura è dei posteri
insieme
i ciottoli di inciampo li scorre via il superfluo.
Il fiato
sostanzia carne e tarme.
Corrosi i volumi
i visi nuotano
sotto la falda di un bacio.
Due gocce
Se non avessimo tetto
il beccheggiare della pioggia
confluirebbe in queste lenzuola,
se non avessimo tetto
raggomitoleremo il letargo sull’istinto
e canini sarebbero lampi sulla stoffa
tutto, pur di non abbandonare la tana
che ha un tetto, perchè ce lo siamo detto
il nostro amare.
La conserva
Sigillo valvole di sfogo.
Equilibrio.
Ed affogo.
Parete rosa
Costola
bullone che avvito
a serrare nel torace il dare con l’avere
mandando al nulla ogni resa dei conti
tra due respiri, nella corsa a spogliarsi.
Vita
E’ uno straccio di carta raccolto da terra
in cui intingo vene e labili strutture
per suggere il quanto mi senta sazia.
Panorami
Verde
e pelle che avviluppi in pugno
di carta che divampa.
Estremità brunite
unghie tumefatte da quanto premo sulla voglia
labbra come acciarini
carezzate e percosse contro la mia esca.
Deglutisco cuore
ferroso è lo sfondo del sangue
in ogni gola che sono.
Il fiore al torrente
Anima, che mi sostanzi di colore
fai pulviscolo del tuo sciabordio
quella rugiada per cui mi interrogo – in fiore-
di quanta parte sia il male che mi dai
nello scorrere verso una foce che non si volta mai.